Lo Svizzero era una persona gentile.
Per chi conosce la pallavolo di casa nostra, è bello ricordarlo per quel suo sorriso sornione, la battuta pronta, spesso in dialetto.
Le barzellette, durante le cene, con le gote arrossate.
Mai un urlo, mai un gesto scomposto. Sempre dalla parte dei “suoi” ragazzi.
Chilometri macinati su pulman e pulmini, centinaia di atleti, centinaia di partite, Collecchio, Fornovo poi Parma.
Che fossero adulti fatti e finiti o giovani di belle speranze, futuri campioni o semplici appassionati con poco da dare allo sport, lo Svizzero sorrideva, incoraggiava e metteva in poche parole l’attenzione giusta, al momento giusto.
Si lasciava prendere in giro, come si fa tra amici e sapeva far ridere tutti, con due parole e uno sguardo mascalzone.
L’eternità nello Sport è fatta di ricordi e del tramandarsi di racconti, storie e valori.
Per questo Franco ancora prima del suo ultimo viaggio aveva lasciato un’eredità da raccogliere e non disperdere, seminata in tutte le persone che lo hanno incontrato.
Abbiamo bisogno di dirigenti come lui, di persone come lui, che abbiano il coraggio di prendere il testimone e mettersi al servizio degli altri, dei giovani, dello sport.
È stato bello averti incontrato.
Grazie da parte della famiglia per il bellissimo articolo a ricordo di Franco
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